Biografia
Nel 2013 ha pubblicato African Heroes (Skira) il volume storico-fotografico sulla comunità Samburu Masai del Kenya, preceduto da una serie di partecipazioni a mostre collettive e pubblicazioni su libri fotografici.
Il supporto degli sponsor al progetto “African Heores” ha reso possibile la costruzione di una scuola a Lolmolok presso il clan Samburu Lorokush. Il libro è oggi presente nel mondo in numerosi Dipartimenti di Antropologia e Storia dell’Africa.
L’omonima mostra fotografica è stata ospitata presso la Fondazione Mudima di Milano.
Durante il Photofestival di Milano la mostra “African heroes” è stata tra le più apprezzate e visitate tra le oltre 100 esposizioni presenti nella città.
Successivamente un polittico di 300×300 composto da 9 immagini, rappresentanti una danza Samburu sono, stati esposti per 3 mesi al Museo Macro di Roma.
Lo stile fotografico di Matteo Guzzini è quello del reportage in presa diretta, non ritocca mai le proprie foto e ha una predisposizione per i ritratti, grazie alla sua abilità a mettere a proprio agio i soggetti.
Uomo curioso, Matteo segue la storia nel suo sviluppo più naturale, vivendo con la comunità locale la quotidianità per restituirci attraverso i propri scatti l’immagine autentica e vibrante della coscienza di popoli che hanno superato quelle barriere invisibili che dividono invece il resto del mondo.
Ha partecipato anche come fotografo e cameraman ad alcuni reportage sul terrorismo islamico nel Corno d’Africa, pubblicati dai principali news-media Italiani tra i quali il Corriere della Sera e Italia Uno.
Recentemente durante un soggiorno in Etiopia è rimasto profondamente colpito dal fatto che, contrariamente a quanto accade nella maggior parte del resto del mondo, musulmani e cristiani danno vita ad una convivenza straordinaria che si sublima con matrimoni incrociati dove gli sposi spesso mantengono la propria fede e ai figli, una volta cresciuti, è lasciato libero arbitrio nello scegliere il proprio credo.
Tutto ciò accade in una nazione dove l’Ortodossia Cristiana è ultratradizionalista e tutt’oggi vive usi e costumi millenari.
La grandissima divergenza teologica dei due credi non divide gli uomini che vivono in armonia sia nella vita quotidiana che negli affari.
Quello che emerge quindi è che in Ethiopia, sebbene non sia esente da forti attriti sociali, sia per la sua vastità territoriale e le numerosissime etnie in contrapposizione, la differente confessione religiosa non costituisce assolutamente un motivo di divisione, ma addirittura vede entrambi spesso uniti per il raggiungimento di fini sociali comuni.
Il tutto accade in una nazione circondata da guerre civili decennali, come la Somali, Eritrea e Sud Sudan.
Essendo questo oggi un tema universale ho deciso di impegnarmi per diffondere questo straordinario esempio di coesistenza ed è per questo motivo nasce il nuovo progetto fotografico The Ethiopian way.
Il progetto ha come obiettivo primario testimoniare e raccontare questo straordinario modello di convivenza, ricordando che anche The Ethiopian Way si inquadra all’interno di questo contesto più ampio iniziato con African Heroes che tende a promuovere, attraverso la costruzione di scuole e luoghi ricreativi, l’accesso ad un percorso scolastico e spazi di socialità.
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